“Encouraging more plant-based diets is a promising strategy not only to limit global
warming, but also to improve air quality”. Questa la conclusione dello studio “Co-benefits of a flexitarian diet for air quality and human health in Europe”, recentemente pubblicato sulla rivista Ecological Economics ad opera di un gruppo di ricercatori del Centro Europeo di Ricerca di Siviglia e di due centri di ricerca del Cyprus Institute di Nicosia.
Che il consumo di più alimenti a base vegetale provochi non solo benefici effetti sulla salute umana ma anche significative riduzioni nelle emissioni di gas serra in agricoltura è dimostrato da evidenze scientifiche internazionali ormai consolidate.
Non solo, queste conclusioni hanno fatto breccia nel comune sentire dell’opinione pubblica, compresa quella italiana: la ricerca Alimenti a base vegetale, Bva/Doxa 2022. Indica come ormai 1 italiano su 2 ritenga i prodotti a base vegetale alleati dell’ambiente, per le seguenti ragioni:
“Perché pensi che siano alleati dell’ambiente?”
(valori percentuali, possibili risposte multiple)
L’originalità dello studio Co-benefits of a flexitarian diet for air quality and human health in Europe risiede nell’analisi degli effetti che il passaggio dal regime alimentare oggi seguito in Europa a una dieta flexitariana produrrebbe in termini di emissioni agricole di ammoniaca. Le immagini che seguono indicano la situazione prevista nel 2050 se rimanesse invariato l’attuale trend di consumi alimentari (figura 1) o se, invece, la popolazione europea adottasse una dieta flexitariana (figura 2). Come si vede, si tratta di riduzioni molto sensibili.
Gli effetti ambientali di una eventuale dieta flexitariana per il nostro Paese
La conferma delle conclusioni dello studio Co-benefits of a flexitarian diet for air quality and human health in Europe viene dalla dott.ssa Ludovica Principato, Ricercatrice in Gestione sostenibile di impresa all’Università Roma Tre, che in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente 2022, celebrata come ogni anno il 5 giugno, ha dichiarato: “Sappiamo con certezza scientifica che il cibo che consumiamo ha un impatto diretto sul Pianeta e sull’uso delle sue risorse naturali. Se a livello globale si dimezzasse l’assunzione di prodotti di origine animale, questo cambiamento potrebbe ‘liberare’ 21 milioni di km2 di terreni agricoli, equivalenti a quasi 3 miliardi di campi da calcio, e le emissioni di gas serra potrebbero ridursi di circa il 50% (dati FAO and WHO, 2019)”.
Di particolare interesse i dati relativi al nostro Paese: “Nel caso dell’Italia – prosegue la dott.ssa Principato – l’adozione diffusa di una dieta ‘flexitariana’ avrebbe effetti molto positivi in termini di contenimento dell’impatto ambientale, rispetto all’attuale regime alimentare seguito nel nostro Paese: in un anno, si produrrebbero gas serra equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 186; verrebbero utilizzati terreni coltivati pari a 15 mila campi di calcio, anziché 20 mila; l’acqua consumata sarebbe pari a 17 km³, anziché 26, con un risparmio idrico equivalente a 3 milioni 600 mila piscine olimpioniche”.
É la conferma di quanto sia importante trovare un giusto equilibrio a tavola tra i cibi che scegliamo e la frequenza con cui li consumiamo. Si può mangiare tutto, basta farlo consapevolmente.
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